Come dare ad una stanza un carattere sofisticato e di classe? Quali sono i punti chiave su cui ragionare e da cui partire per la progettazione?

Questa zona pranzo è secondo me l’emblema dello stile sofisticato: pezzi icone del design, finiture e rivestimenti di pregio, un soffitto in cemento, un grande art piece al muro.
Eppure, nonostante si tratti di pochi elementi, è un ambiente per nulla freddo, anzi, invita a sedersi attorno al tavolo. Grazie a pochi tocchi ben posizionati è invitante e accogliente.

Iniziamo con la base: muro bianco ottico iper minimale, soffitto in cemento ma che nulla ha a che vedere con lo stile industriale, un materiale all’apparenza freddo, ma che se accostato ad alti, risulta molto versatile.

Come in questo caso, dove è stato abbinato al pavimento in marmo che ricorda SM MARBLE – Breccia Aurora, un marmo con graniglia dai colori caldi e delicati, la cui finitura lucida amplifica l’effetto elegante e raffinato per il gioco di luci e riflessi. Davvero una scelta senza tempo.

Le sedie in legno, su cui poggiano delicatamente delle eco-pellicce che le rendono ancora più confortevoli, riprendono proprio il colore del marmo del pavimento, creando un trait d’union di classe.

Il tavolo, capolavoro del design di Eero Saarinen e datato 1955, anch’esso con piano in marmo, è la quintessenza dello stile sofisticato, per le linee pulite, essenziali e pure.

Linee che ben si sposano con la madia danese in legno presumibilmente dello stesso periodo storico. Al muro, unico elemento, un grande art piece, la fotografia di una spiaggia che nei colori riprende la palette del resto della stanza.

I dettagli sono pochi ma ben calibrati, tutto è studiato con estrema cura, come nel caso dell’illuminazione, che sembra quasi scomparire e fluttuare nello spazio.

Questo è il punto di forza dello stile sofisticato, uno stile mai urlato ma anzi, quasi sussurrato, in cui non serve il “colpo di scena” ma solo saper scegliere con criterio i migliori materiali e le migliori finiture.

Ilaria Chiaratti

Foto Studio Oink